
- 1 Che cos’è la V-sit? A cosa serve?
- 2 Muscoli coinvolti nella V-sit
- 3 Benefici della V-sit
- 4 V-sit: tecnica d’esecuzione corretta: le 2 varianti
- 5 Infortuni più comuni nella V-sit
- 6 Progressioni e propedeutiche per la V-sit
- 7 V-sit a terra in tenuta isometrica
- 8 V-sit agli anelli
- 9 V-sit alla sbarra
- 10 V-sit al muro
- 11 Come sviluppare la mobilità per la V-sit e il manna?
- 12 Conclusioni sulla V-sit
V-sit e il manna sono due movimenti sono molto popolari all'interno di diverse discipline fra cui la ginnastica artistica (come elemento all'interno delle routine del corpo libero, degli anelli , delle parallele e della trave ), la ginnastica aerobica , il verticalismo circense e negli ultimi anni anche il calistenics.
Dalla mia esperienza posso sicuramente dire che sono due esercizi fortemente correlati ed è innegabile come per imparare il manna sia necessario passare dall'apprendimento della V-sit.
Sono entrambi esercizi che richiedono lo sviluppo di numerose capacità condizionali (come per esempio la mobilità articolare e la forza) e che presentano dei tempi di apprendimento veramente molto lunghi.
Questo è principalmente dovuto al fatto che i muscoli che permettono di produrre il raggiungimento della posizione devono molto spesso spostare un peso non banale e molto spesso controbilanciare una tensione passiva da parte di tanti gruppi muscolari, che normalmente a causa della vita quotidiana tendono a subire forti adattamenti funzionali.
Ovviamente questo non dovrebbe essere un motivo per scoraggiare l'apprendimento di questi esercizi dal momento che sono skills molto particolari e molto difficili. Le persone che riescono a raggiungerle in età adulta sono veramente poche rispetto per esempio a movimenti ugualmente molto complessi come per esempio le trazioni monobraccio.
Ho volutamente menzionato la questione dell’ apprendimento da adulti in quanto molto spesso questi movimenti vengono molto più facilmente appresi quando il praticante è relativamente giovane: infatti in questa condizione si presenta un peso corporeo relativamente ridotto , della leve che sono favorevoli e quasi sempre una mobilità di spalle sufficientemente buona da ridurre la quantità di forza attiva necessaria per raggiungere e mantenere la posizione.
All'interno di questo articolo voglio inoltre spiegarti alcuni di quelli che sono i luoghi comuni molto diffusi in merito all’apprendimento di questi due esercizi isometrici.
Dal momento che si può considerare il manna come un'evoluzione della v-sit cercherò di sviluppare tutti i paragrafi in funzione di quest'ultima in quanto la maggior parte dei concetti di base sono comuni ad entrambe le skills.
Che cos’è la V-sit? A cosa serve?
Se dovessi descrivere questo esercizio con una definizione molto semplice, potrei dire che la V-sit è un movimento dove il corpo viene mantenuto in appoggio sugli arti superiori e gli arti inferiori sono mantenuti in posizione perpendicolare rispetto al pavimento e sufficientemente vicini al tronco.
Interessante come l'elemento di perpendicolarità degli arti inferiori rispetto al pavimento sia una definizione chiave per identificare in modo univoco questo esercizio all'interno del mondo della ginnastica artistica: infatti, all'interno di questa disciplina olimpica la V-sit hai chiamata anche squadra massima, mentre il manna è chiamato squadra massima orizzontale.
La V-sit è un esercizio che combina principalmente due range di movimento:
- l'estensione della spalla;
- la flessione dell'anca: mi riferirò in particolare a questo range di movimento come la massima compressione del tronco sulla coscia. In particolare, parlerò di massima schiacciata del tronco sulle cosce unite in riferimento alla posizione di pike; mentre farò riferimento alla posizione di pancake quando devo identificare la massima schiacciata del tronco con gli arti inferiori in divaricata.
A livello applicativo lo sviluppo della V-sit richiede il miglioramento di alcune capacità condizionali, che trovano una forte applicazione in tantissime gestualità sportive.
Senza pretendere di volerle menzionare tutte, voglio mostrarti un breve elenco di tutti i movimenti che possono trovare giovamento dallo sviluppo di questo movimento. Attenzione: non è la figura in sé che produce un grosso transfert in alcuni sport, ma lo sviluppo della forza in tutti gli elementi didattici che da una condizione molto facilitante ti porteranno ad eseguire la V-sit:
- ho già menzionato la ginnastica artistica: sia nel ramo femminile e sia nel ramo maschile ci sono tantissimi movimenti che fanno utilizzo sia del range di movimento in estensione della spalla sia della compressione del busto sugli arti inferiori in divaricata o con le cosce unite;
- un altro esempio molto importante è il verticalismo; infatti, ci sono diverse figure che prevedono di sfilare gli arti inferiori attraverso le braccia partendo da una posizione di V-sit;
- Obbligatorio menzionare l'applicazione della forza sviluppata nella squadra massima in tantissimi movimenti del mondo di tuffi, che molto spesso prevedono il mantenimento di una compressione attiva del tronco sugli arti inferiori;
- un altro campo di applicazione non banale è sicuramente il mondo dell’atletica e, in particolare, il salto degli ostacoli: infatti, durante tutti i movimenti di avanzamento di uno degli arti hai presente un elevata chiusura della parte superiore del corpo direttamente sugli arti inferiori;
- come non menzionare il mondo delle arti marziali; in particolare tutte quelle discipline dove è necessario eseguire deve cacciate con una elevata ampiezza in particolare sul piano frontale;
- vale la pena menzionare (anche se non si tratta in realtà dell'ultimo punto dell' elenco) il mondo del body building, dov'è molti degli esercizi facenti parte della didattica per raggiungere la V-sit possono essere tranquillamente utilizzati per sensibilizzare addominali e flessori dell'anca.

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Muscoli coinvolti nella V-sit
L'insieme dei gruppi muscolari coinvolti in questa tenuta isometrica è veramente notevole. Come ho già avuto occasione di fare in altri articoli, vorrei suddividere le muscolature coinvolte in due gruppi: la parte superiore e la parte inferiore.
A livello del cingolo scapolo omerale si trovano tutti quei muscoli che permettono l'estensione scapolo-omerale. Tuttavia, è necessario fare una importante precisazione in quanto molti, leggendo i miei articoli sul front lever e sulle trazioni, potranno cadere nell’errore di considerare i muscoli adduttori di questi esercizi come fondamentali per lo sviluppo della V-sit.
Per rendere molto più semplice l'apprendimento dei concetti legati allo sviluppo di questa posizione isometrica voglio dividere il movimento di estensione scapolo omerale in due angoli principali:
- quello che dalla posizione di massima flessione scapolo omerale (come in una verticale) arriva sino al punto in cui le braccia si trovano lungo i fianchi (ovvero la naturale posizione delle braccia nella vita quotidiana). In questa parte dell’estensione lavorano gli adduttori dell’omero, che permettono l’esecuzione di trazioni e front lever: entrambi questi movimenti avvengo DAVANTI al piano frontale.

2. la seconda parte di questo range di movimento vede gli arti superiori muoversi posteriormente rispetto al piano frontale. In questi angoli i muscoli responsabili dell’esecuzione di trazioni e front lever smettono di lavorare. Quando menzionerò nei restanti paragrafi “estensione scapolo-omerale” farò sempre riferimento a questa seconda parte del range di movimento che si trova DIETRO il piano frontale.

Fatta questa fondamentale e necessaria distinzione vale la pena menzionare i muscoli principalmente coinvolti. Nella parte superiore del corpo troviamo:
- deltoide posteriore, capolungo del tricipite: sono entrambi coinvolti nell’estensione scapolo-omerale;
- adduttori delle scapole: trapezi e romboidi sono necessari per avvicinare le scapole, retroporre le spalle e permettere il passaggio del tronco (e quindi del bacino) fra le braccia;
- extra-ruotatori dell’omero: l’estensione scapolo-omerale diventa molto più semplice se associata ad una adduzione delle scapole e una extra rotazione dell’omero;
- tricipite: nelle componenti che concorrono ad estendere il gomito.
Nella parte inferiore si trova tutto il complesso che permetta il mantenimento della massima schiacciata del busto sulle cosce:
- addominali:
- flessori dell’anca: complesso psoas-iliaco e retto del femore. In particolare, questo secondo muscolo è spesso soggetto a crampi durante tutti gli esercizi di compressione attiva. Lavora in doppia contrazione, sia distale sia prossimale per flettere l’anca da un lato ed estendere il ginocchio all'estremità opposta;
- durante lo sviluppo dei movimenti didattici diventa di grande importanza anche il medio gluteo come abduttore dell’anca.
Benefici della V-sit
Il percorso che porta allo sviluppo di questo movimento ha molteplici vantaggi che incidono in modo marcato soprattutto sulle posture negative della vita moderna bilanciandole:
- Miglioramento della mobilità della catena cinetica posteriore, spesso considerata la causa principale di molte problematiche alla bassa schiena;
- Miglioramento dell’assetto della scapola. La volontà di addurre le scapole comporta un aumento dell’estensione della colonna che può bilanciare la tendenza ad aumentare la cifosi toracica tipica del lavoro da scrivania;
- Miglioramento della forza attiva di compressione del tronco sulla coscia. Nel lungo periodo il mantenimento di questo range di movimento grazie alla forza dei flessori dell’anca permette di ridurre la tensione passiva della catena cinetica posteriore;
- La stragrande maggioranza dei lavori sedentari e dei gesti in palestra vedono una prevalenzadei movimenti di flessione scapolo-omerale come piegamenti, dip, panca piana, verticale, planche (o comunque gestualità che lavorano attivamente DAVANTI al piano frontale) e praticamente nulla che lavori DIETRO il piano frontale. Il riequilibrio in questo range di movimento può solo che produrre benefici posturali dal momento che tutto ciò che lavora davanti al piano frontale aumenta la cifosi toracica. Nonostante si pensi che i muscoli estensori in questa “parte” dell’estensione possano bilanciare i muscoli flessori, si cade in grosso errore: gran dorsale, grande rotondo, in parte il pettorale sono muscoli sinergici dei flessori e producono una aumento della rotazione interna e dell’anteposizione della scapola. I veri antagonisti dei flessori dell’omero lavorano DIETRO il piano frontale. Questo fa molto riflettere di come la V-sit e, quindi, anche il manna siano due movimenti a carico naturale fondamentali per il riequilibrio della spalla.
V-sit: tecnica d’esecuzione corretta: le 2 varianti
Sicuramente il titolo di questo paragrafo può lasciare spazio a molta immaginazione; tuttavia, è vero che esistono due modi per eseguire la V-sit, entrambi sono accomunati da un dettaglio: gli arti inferiori sono perpendicolari al pavimento:
- Nella prima esecuzione il focus è principalmente sulla compressione del busto sulla coscia e il bacino rimane relativamente in mezzo agli arti superiori.
Da un punto di vista tecnico l’esercizio è corretto ed è estremamente utile per tutti i lavori didattici della verticale di impostazione, sia che venga eseguita dalla squadra (L-sit) oppure dalla squadra massima (V-sit) in quanto nel momento in cui è necessario sfilare il bacino la compressione tronco-coscia diventa di primaria importanza per non caricare eccessivamente il deltoide anteriore e trasformare il tutto in una salita dalla planche. Rimane, invece, una variante fine a se stessa per ciò che concerne lo sviluppo del manna: se il tuo ultimo obbiettivo è questo dovresti considerarla un punto di passaggio e focalizzarti nel lungo periodo sulla variante numero 2;
- La seconda esecuzione, invece, prevede lo spostamento in avanti del bacino rispetto agli arti superiori. IL tronco, quindi, non sarà più verticale, ma inizierà ad assumere una certa inclinazione rispetto alle braccia. Quello che si verifica è una estensione-scapolo omerale attiva, dove invece di portare le braccia dietro il piano frontale si porta in avanti il busto rispetto alle braccia ma il range di movimento prodotto è il medesimo.
Se il busto si inclina, a parità di posizionamento perpendicolare degli arti inferiori rispetto al pavimento sarà necessario produrre una compressione minore del tronco sulle cosce. Notare, però, che se lavori solo in questa ottica sarai limitato nello sviluppo di tutti i movimenti che riguardano la verticale d'impostazione. Se nella prima modalità diventa meno importante pensare a “spingere” avanti il bacino, qui diventa fondamentale. La perdita dell’adduzione delle scapole e dell’extra rotazione comporta il fallimento della seconda modalità esecutiva.
Infortuni più comuni nella V-sit
A livello di infortuni mi sento di dire che il manna è un esercizio relativamente sicuro, soprattutto se viene eseguito sulle parallele. Nel caso in cui lo facessi a terra posizionando le mani in supinazione (dita rivolte indietro), ecco che è necessaria una mobilità dei polsi superiore alla media per evitare di causare traumi dovuti a movimenti ripetuti.
Un altro problema da ripetizione del gesto è sostanzialmente dovuto alla necessità di sorreggere il corpo con i gomiti sempre in estensione: nel lungo periodo questo può produrre un irrigidimento della capsula articolare del gomito.
Un'infiammazione possibile, ma sinora vista raramente, è sicuramente la tendinite al tendine distale del bicipite brachiale,dovuta non tanto al lavoro di rinforzo per la V-sit, ma piuttosto nello sviluppare l’estensione scapolo-omerale con il gomito in lock-out. In questo frangente la tenuta articolare è solo ad opera della componente tendinosa e passiva, è necessario procedere gradualmente per evitare noiose problematiche di lunga risoluzione.
E’ più probabile andare incontro a problematiche da sovraccarico muscolare: deltoide posteriore e capolungo del tricipite sono muscoli relativamente piccoli, che devono spostare un peso non banale. Inoltre, più alzi il bacino per avvicinarti alla posizione di manna più entrambi questi muscoli si avvicinano al punto di massima contrazione esattamente nello stesso momento in cui la leva aumenta (il tronco si trova orizzontale rispetto al pavimento). E’, dunque, inevitabile che subiscano un affaticamento precoce: migliorando la mobilità di spalle e riducendo la tensione passiva dei flessori dell’omero e del gran dorsale è possibile lavorare con maggiore frequenza questi movimenti riducendo il rischio di sovraccarichi funzionali.
Progressioni e propedeutiche per la V-sit
Nei prossimi paragrafi analizziamo alcuni degli step fondamentali per sviluppare una buona v-sit e anche qualche spunto per lavorare infine sul manna. Ricordatevi che sia la squadra massima sia la squadra massima orizzontale sono il punto di arrivo di un percorso e il modo peggiore di allenare è buttarsi a capofitto sugli elementi specifici.
1) Le chiusure a libretto
Sicuramente il punto di partenza è il miglioramento della compressione del tronco sulla coscia in una condizione facilitante, come per esempio quella dove parte del peso è scaricata a terra.
Un esempio sono le chiusure a libretto al pavimento, dove l’obbiettivo primario è massimizzare in modo controllato la chiusura del busto sugli arti inferiori. Nel caso in cui non fossi in grado di eseguire questo movimento, ti consiglio di consultare la mia guida introduttiva di calisthenics per principianti dove questa didattica è sviscerata e presentata in modo da essere accessibile a tutti
2) Le chiusure alla spalliera: i leg raise
Le chiusure a libretto in sospensione sono uno degli step successivi, che aumentano la difficoltà del movimento, togliendo la condizione facilitante dell’appoggio a terra e introducendo la necessità di comprimere ulteriormente la coscia sul busto sino a quando gli arti inferiori toccano il supporto che stiamo utilizzando.
Questo esercizio DEVE essere eseguito alla spalliera per evitare principalmente la tendenza a muovere le spalle indietro. Se le spalle indietreggiano (tipico di ha poca mobilità ed esegue l’esercizio alla sbarra), in realtà, stai chiudendo l’angolo braccio-busto e stai producendo una estensione scapolo-omerale DAVANTI al piano frontale. Sostanzialmente stai allenando il front lever!!!!!
Notare che l’esecuzione alla spalliera non è un dettaglio sufficiente: infatti, se sei molto rigido nella catena cinetica posteriore, è possibile che il movimento diventi ugualmente un'estensione davanti al piano frontale: semplicemente vedrai che il sedere si alza a scapito della compressione del busto sulle cosce.
Una variante da cui partire sono sicuramente i sollevamenti in sospensione con le gambe tese: il mio consiglio è di non utilizzare movimenti slanciati, rimanere rilassati con le spalle e pensare solo a lavorare sull’anca.
3) Straddle l-sit divaricata
Uno degli step successivi è spostare il lavoro in appoggio: questo è un passaggio fondamentale perché insegna come sostenere il peso degli arti inferiori quando tutto il corpo è sostenuto dagli arti superiori.
La variante divaricata, nonostante venga quasi sempre bypassata, è estremamente utile, perché fa capire un concetto fondamentale: abdurre attivamente le anche. Questa attivazione è molto importante in quanto sollevare il bacino e spingerlo avanti è tanto più facile tanto il più il peso si trova vicino al baricentro e quale migliore soluzione di una divaricata frontale? Gli arti inferiori saranno posizionati lateralmente e diventerà più “semplice” spingere avanti il bacino. Ovviamente tutto questo prevede di essere sufficientemente forti nell’abduzione attiva dell’anca.
4) Tuck V-sit raccolta (gambe piegate)
La tuck V-sit è un ottimo modo per iniziare a capire come spingere avanti il sedere: il mio consiglio personale è quello di eseguirla con le anche in divaricata. Questa scelta è semplicemente dovuta ad una deduzione logica e prettamente legata ad un aspetto anatomico. Ti invito a fare questo semplice test:
- siediti su una sedia con gli arti inferiori uniti. A questo punto chiuditi sulle cosce: cosa succede? Semplicemente il busto non può più avanzare perché vi sono gli arti inferiori;
- seconda prova: siediti su una sedia ma stavolta divarica le anche di 90° e poi chiudi il busto sulle cosce..cosa succede? Riesci a scendere maggiormente.
Questo come si riflette sulla tuck V-sit? Perché giustamente potresti chiedermi di farla a con le cosce unite!
Semplice...durante la chiusura delle cosce sul busto ad un certo punto sarai impedito nell’aumentare la compressione, perché le masse della parte superiore ed inferiore saranno a contatto.
Se, invece, esegui lo stesso movimento in presenta di una abduzione di anca ecco che riuscirai a “buttare” le ginocchia più indietro e massimizzare la compressione.
Ovviamente raggiungere una compressione del busto sulle anche di questo tipo richiede una buona mobilità di bacino e ti invito ad utilizzare questo esercizio come metodo per ridurre la tensione passiva che limita la compressione. Nell’esercizio che seguo ti consiglio di lavorare in 3 fasi: (video abduzione anca)
- Cercare di aumentare l’apertura delle anche;
- Aprire il petto cercando di estendere tutta la colonna;
- Al termine di una tenuta statica di 60 o più secondi togliere l’aiuto delle mani e cercare di fare 3 cose contemporaneamente e ti faccio il mio sentito in bocca al lupo per i crampi che arriveranno:
- Mantenere il busto più in basso possibile;
- Mantenere le anche nella massima abduzione raggiunta;
- E………….sollevare i piedi da terra (ovviamente se sei troppo sul bordo del supporto non puoi riuscirci).
5) V-sit sulle parallele
Questo rappresenta a mio giudizio il primo punto di arrivo. La possibilità di gestire la presa permette di:
- Evitare stress articolare a livello del polso in caso di articolarità limitata;
- Ruotare esternamente le parallele, facilitando adduzione scapolare ed extrarotazione dell’omero;
- La presa neutra pone meno limitazioni a livello dell’avambraccio (vedi paragrafo precedente).
Nel complesso ritengo che lo sviluppo alle parallele possa essere uno step accessibile a tutti per le precedenti motivazioni.
V-sit a terra in tenuta isometrica
La V-sit a terra è sicuramente un punto di arrivo. Come già menzionato, è strettamente correlata ad una buona mobilità del polso soprattutto se si desidera posizionare le dita completamente indietro. Notare che è possibile eseguirla anche con le dita rivolte avanti oppure lateralmente. Solitamente il posizionamento delle dita avanti rende più difficile l'adduzione e extrarotazione dell’omero. Questo è probabilmente dovuto a questa sequenza di eventi:
- La mano a terra è sempre una “presa dorsale” (prona);
- Questo comporta un maggiore stiramento dei supinatori e del brachioradiale;
- Se questi sono accorciati è probabile che portino con sè il gomito e in successione l’omero che è forzato maggiormente in rotazione interna;
- La rotazione interna favorisce anteposizione della spalla e abduzione delle scapole;
- Ma tutti questi eventi a cascata sulle scapole sono esattamente ciò che si vuole evitare;
ATTENZIONE: questo non vuol dire che non è possibile eseguire la V-sit a terra o il manna a terra, ma che semplicemente è più difficile e le capacità condizionali richieste sono maggiori.
V-sit agli anelli
La v-sit agli anelli è stata introdotta tardivamente tra gli elementi della ginnastica artistica tanto da evolvere successivamente su versioni più complesse come la croce a V.
Se rispolveri il paragrafo che tratta le due esecuzioni principali, ricorderai che ho menzionato la variante che fa utilizzo della massima compressione. Agli anelli la variante che viene mostrata è quella con la massima compressione: questa scelta è quasi un obbligo imposto dall’instabilità degli anelli, che impongono una forte attivazione dei rotatori interni e degli adduttori dell’omero, al punto da aumentare la abduzione delle scapole. Questo impone che l’avanzamento del bacino sia limitato.
è vero che alcuni ginnasti (per esempio Molinari ideatore del movimento “molinari”) mandano avanti il bacino per mantenere le gambe in squadra massima; tuttavia, l’appoggio è in croce e non nella configurazione di una V-sit a terra o alle parallele. Questo tipo di accorgimento rende l’avanzamento del busto fra le braccia molto più semplice semplicemente, perché il posizionamento delle braccia lateralmente durante la croce non costituisce un impedimento alla spinta avanti del bacino.
V-sit alla sbarra
Questo movimento esiste nella ginnastica artistica come elemento alla trave dove c’è la maggior somiglianza e in questo frangente valgono tutte le stesse considerazioni fatte per la V-sit a terra.
V-sit al muro
L’esecuzione della squadra massima al muro può essere proposta in due varianti:
- Schiena al muro;
- Arti inferiori al muro.
Cerchiamo di capirci qualcosa in più:
nella prima variante ci si posiziona circa 15-20 cm dal muro con le mani, ovviamente dando la schiena al muro e si utilizza il muro come modo per evitare di cadere indietro. Questo ti permette di focalizzarti sul sollevare il bacino. A livello logico l’idea non è sbagliata, ma ha un grosso limite.
Durante il la V-sit l’estensione attiva della spalla serve per 2 motivi: il primo è sollevare il bacino e il secondo è mantenere le spalle il più possibile sopra le mani evitando di farle cadere indietro. Utilizzando il muro svilupperai forza solamente in una delle due componenti (sollevamento del bacino) trascurando l’azione sulle spalle.
So già che sei curioso di sapere cosa penso della seconda variante…ebbene le risposta è l’intento con cui la si esegue. Ci sono due modi per fare la v-sit con gli arti inferiori al muro:
- Posizionando le mani a 40-50 cm dal muro, con la cosce e le gambe distese ti lasci cadere verso il muro. Questo produce un aumento dell’estensione indotto dal lasciarsi cadere verso il muro e una maggiore compressione del busto sulle cosce. Diventa un esercizio di stretching;
- Altro discorso è se sul muro vengono mantenuti i talloni e ti focalizzi sullo spingere in alto il bacino. Di per sé questo è un ottimo modo per capire la sensazione che devi ricreare durante la v-sit e il manna a terra. Per renderlo più difficile è sufficiente avvicinare gli arti superiori fra di loro. Questo esercizio rappresenta nel suo complesso un lavoro di mobilità attiva da affiancare al miglioramento del range di movimento passivo necessario per progredire nell’apprendimento della V-sit e del manna.
Come sviluppare la mobilità per la V-sit e il manna?
Questo potrebbe essere il paragrafo più ampio di tutto l’articolo. Tuttavia, oltre che a darti un paio di spunti di lavoro, voglio anche risolvere uno dei luoghi comuni più conosciuti: per fare la V-sit e il manna è necessario avere il pike?
La risposta è dipende!
Se ti ricordi in uno dei primi paragrafi, ti ho parlato delle 2 possibili esecuzioni: una con la massima compressione e una con una maggiore estensione di spalle. Quindi?
Se il tuo obbiettivo è la prima tipologia, allora è necessario lavorare sulla mobilità della catena posteriore, tutta la catena posteriore quindi miglioramento in primis della flessione della colonna e della catena postero-inferiore degli e in seguito un miglioramento del pike eventualmente esagerando l’antiversione del bacino. Un esercizio molto utile da cui partire è il lavoro monolaterale per sensibilizzare tutta la catena posteriore.
Se, invece, desideri sviluppare la V-sit in funzione del manna, ti consiglio di migliorare il range di movimento passivo in estensione scapolo omerale. Molti potrebbero essere limitati a livello capsulare e non riuscire a lavorarci a causa della tensione del bicipite (se si lavora a gomito esteso), ecco che prediligere una esecuzione a gomito flesso è un’ottima soluzione.
Nel complesso l’idea è di avvicinare il più possibile gli arti superiori, avanzando con il bacino sino a quando le spalle saranno a 10-15 cm (o meno) da terra: ricorda che, SE vuoi mostrare una estensione attiva ampia devi avere un range passivo molto più esteso.
Conclusioni sulla V-sit
La V-sit è un esercizio che richiede un perfetto connubio tra forza e mobilità. Saper eseguire correttamente una V-sit è indice di ottima mobilità e ottimo bilanciamento muscolare.
E' un esercizio che porta a un miglioramento notevole della mobilità scapolo-omerale e che può essere utile in moltissimi contesti sportivi.
Se vuoi iniziare ad allenare la V-sit, scarica la mia guida gratuita qui sotto!
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